L’importanza di un’area liberale Oramai sono molti gli osservatori convinti, davanti ai negativi indicatori economici, che il rapporto fra promesse e realizzazioni del governo Renzi, sia stato soddisfacente. Il premier avrebbe perso di vista gli obiettivi più importanti. Gli ottanta euro nelle buste paga, anche di cassa integrati e disoccupati, hanno finito per avere un effetto inquietante. Sarà un caso, ma gli spread sono tornati a salire e questa volta nessuno può dire che si tratta di un complotto per liberarsi del buon Renzi. Si spera invece che, dopo le elezioni, il governo raduni le fila e ritrovi una decisione ed una concretezza che ora sembra aver già perso. Curiosa richiesta. Perché se il governo nonostante l’appannamento attuale, le elezioni le vince, ovviamente ne uscirà rinfrancato e quindi potrà mettere a posto l’agenda ed il programma. Ma se le elezioni perdesse? Mettiamo subito in conto che allora sarà il caos. Se si confida sulla base degli ultimi sondaggi, che il Pd si affermi nettamente come primo partito, superando il 30 per cento dei voti, questo effettivamente sarebbe di conforto al governo. Esso avrebbe la possibilità di riprendere con una qualche efficacia il suo cammino. Il problema è nel caso in cui i suoi alleati non riuscissero tutti insieme a superare il 15 per cento, lasciando la coalizione sotto la pressione delle opposizioni che sarebbero oltre il 50 per cento. E’ vero: le opposizioni sono divise, ma questo non eviterebbe di constatare come il governo si ritroverebbe minoranza nel paese. Come potrà procedere più determinato? Semmai sarà costretto ad aprire la crisi. Ci prepariamo ad un voto per le europee molto delicato, perché riguarda addirittura la possibilità di eleggere il presidente della Commissione, ma il riverbero di questo voto sulla politica nazionale è cruciale. Ad esempio, potremo misurare la nuova forza di Grillo. Se questa fosse tale da essere il secondo partito, l’accordo del Pd con il nuovo centro destra politicamente sarebbe poca cosa, ancor più se Scelta civica non rappresentasse adeguatamente quel mondo democratico e liberale rimasto sommerso dall’accordo di Monti con alcune forze cattoliche nelle passate politiche. E meno male che Berlusconi considera Grillo il bersaglio principale, perché se Berlusconi e Grillo trovassero una qualche convergenza, il governo sarebbe di sicuro spacciato. Aspettiamo i risultati, per carità, ma non si pensi che dopo le cose siano più facili di quanto possano essere state ora. Piuttosto il contrario, soprattutto nel caso in cui il governo non potesse contare su un’area liberale e democratica forte e capace di corroborarlo. Il Nuovo centro destra di Alfano, per sua stessa definizione, è destinato a tornare nel campo moderato popolare, insomma, a trasformarsi in un avversario. Ed anche di questo Renzi farebbe bene a tener conto. Roma, 19 maggio 2014 |